Verso mezzogiorno, oggi, ero stremato dalla fatica di sbadilare fango dalla frana caduta di fianco alla mia casa e così per la prima volta in questi giorni del disastro alle Cinque Terre ho adocchiato la mia sdraio: ci penso un attimo e dopo un secondo di riflessione mi ci sono sprofondato.

All’inizio ero agitato, mi sentivo in colpa … pensavo che non dovevo oziare, che dovevo subito alzarmi e riprendere il lavoro, che le ore passavano in fretta … ma poi qualcosa più forte di me ha preso il sopravvento e mi è venuta voglia di andargli dietro … così sono stato ad ascoltare il silenzio.

Corniglia è lontana circa 1 km in linea d’aria ma non arrivava il minimo rumore, quasi fosse disabitato.
Gli elicotteri erano lontani e in quel momento non c’erano le barche che continuamente vanno e vengono da Vernazza per trasportare gli aiuti umanitari.
La ruspa sopra casa mia aveva spento il motore per la pausa del pranzo e l’unica cosa che si sentiva era il cinguettio di qualche uccello … a volte sembrava un pettirosso, poi si aggiungeva il gracchiare di un corvo, qualche gabbiano …

Il mare era calmissimo ed emetteva solo un piccolo brusio …

Il cielo azzurro e il sole splendete sembravano riportarmi a qualche settimana fa, quando tutto questo non era neanche immaginabile, e così ho chiuso gli occhi.

Respiravo calmo, la tensione piano piano se ne andava e la stanchezza, adesso, diventava piacevole …

Pensavo a quante volte ho visto in tv disastri simili … e a quante volte dopo essere rimasto colpito da quelle immagini terribili i miei pensieri ritornavano al mio presente, fatto di altro … di ordine, di pulizia, sicurezza …

Pensavo a quanto tutto questo che stava intorno a me risulti incomprensibile per chi non lo vive direttamente, perché per quanto lo si possa immaginare, per quanto si possa essere empatici, la nostra natura ci riporta sempre al nostro presente.
Non è colpa di nessuno, è la natura delle cose ad essere così …

Pensavo ai volontari incontrati per strada, alla loro domenica umanitaria, al grande aiuto che anche oggi hanno dato a Vernazza e Monterosso … e poi pensavo che solo dopo qualche ora quelle persone sarebbero ritornate da dove erano venute, che sarebbero rientrate nelle loro storie di sempre, nella loro quotidianità … mentre di chi restava qui non aveva un altro presente, un'altra quotidianità, un’altra vita … aveva solo questa … fatta di lacerazioni profonde, molto profonde … perchè con una casa se ne va via una storia durata generazioni, se ne vanno le radici ...

A un certo punto ho sentito Leo sotto di me che sbofonchiava qualcosa, e così l’ho visto: un piccolo animaletto che pian piano attraversava il mio cortile. E così mi sono accorto di alcune formiche che traslocavano, anch’esse, dalla zona del disastro verso una sistemazione più sicura, … ho visto una lucertola morta, affogata nel fango, e un serpentello che se la filava via sotto una siepe.
Ho notato solo allora le impronte infangate di qualcuno dei miei gatti sulle stecche della porta, che raccontavano di un momento drammatico in cui l’unica via di fuga, l’interno della mia casa, era occluso …

Quelle impronte, così tenere e insieme disperate, è quanto mi resta dei loro quotidiani miagolii e delle loro fusa …
E penso che comunque vadano le cose non le pulirò mai … perché comunque vadano le cose, questa storia non la potrò dimenticare ... e non la voglio dimenticare ...